Il “Progetto 80” è stato un progetto di riflessione e di programmazione promosso nel 1968 dall’”Ufficio del programma” prima e Segretariato della programmazione” poi, presso il Ministero del Bilancio e della Programmazione economica sotto la direzione di Giorgio Ruffolo, responsabile successivamente di entrambi. Esso si sviluppò nella stagione più felice (a cavallo degli anni “sessanta” e “settanta”) del governo, allora chiamato di “centro-sinistra”, cioè di collaborazione politica fra il Partito della Democrazia Cristiana (DC) e il Partito Socialista Italiano (PSI), (quando una parte cospicua della sinistra politica italiana era ancora “bloccata” dall’adesione fedele e inossidabile del Partito Comunista Italiano al blocco sovietico e alla sua politica totalitaria, anti-democratica, anti-europea e anti-atlantica). Nell’esperienza del governo di centro sinistra (che si sviluppò dal 1964 al 1973 circa) il Ministero del Bilancio e della Programmazione economica fu diretto da due socialisti: Antonio Giolitti e Giovanni Pieraccini ed intorno ad essi si raccolse un gruppo di intellettuali (economisti, sociologi, politologi e urbanisti) per tentare di imprimere un profondo cambiamento alla società italiana, nella prospettiva del lungo periodo: la prospettiva – appunto - degli “anni Ottanta”.
Il Centro di studi e piani economici (vedi finalità e attività), nato nel 1965, anticipò questa tendenza. Da esso provennero il maggior numero di esperti che parteciparono poi al movimento del Progetto 80, e in esso si studiarono buona parte delle innovazioni tecnico-scientifiche connesse ad una esperienza di programmazione integrata, socio-economica e urbanistica, che costituirono il fulcro delle idee del Progetto 80 di cui vedi Copertina originale ed Indice.
Ma così come il successo e l’innovazione del Progetto 80 sono inerenti alla affermazione dell’“approccio di programmazione integrata”, così il suo fallimento è stato determinato dall’abbandono negli ambienti politici e governativi di quell’approccio, dal declino di una rigorosa coerenza con la metodologia di quell’approccio, da una difficile diffusione su più vasta scala delle conoscenze necessarie all’applicazione di quell’approccio; cosicché tale approccio non ha fatto in tempo a penetrare di sé la pratica della politica economica e sociale tradizionale e a consolidarsi in un nuovo modo di gestione della pubblica amministrazione.
Il Centro di studi e piani economici cercò in ogni modo di consolidare e approfondire almeno la parte scientifica del Progetto 80. Ciò in tre delle sue principali direzioni di programmazione integrata:
1. La costruzione di un sistema di contabilità delle scelte di politica economica e sociale ed un sistema di “modelli econometrici” legati ad un approccio programmatico. Ciò diede luogo al “Progetto Quadro” (vedi), che fu un tentativo di quantificazione del Progetto 80, sviluppatosi all’interno dell’ISPE, (l’Istituto ufficiale della programmazione economica creato all’interno del Ministero del Bilancio) ma sotto il coordinamento e la direzione del Prof. Franco Archibugi, direttore del Centro di studi e piani economici, e degli altri esperti del Centro. [Il Progetto Quadro è rimasto un punto costante di riferimento delle attività di ricerca del Centro fino ad oggi. E non è mai stata abbandonata la speranza di rilanciare tale ricerca (con contenuti aggiornati, ma metodologia ancora valida del Progetto Quadro). E’stato ripubblicato dal Centro (2002), fra le opere del prof. Franco Archibugi, il Rapporto generale del Progetto Quadro, da lui redatto a suo tempo, e che è stato oggi riveduto dall’Autore con qualche aggiornamento (Un Quadro contabile per la programmazione nazionale etc.) Si veda inoltre il progetto di nuova contabilità redatto dal Prof. Archibugi e proposto recentemente dal Centro al CNR, (ma rimasto senza risposta).
2. L’approfondimento di tecniche di programmazione di bilancio, come metodo di legare sistematicamente la spesa pubblica, specialmente quella dei Ministeri del Governo centrale in Italia, allo sviluppo della programmazione integrata. Tale sforzo, in quel tempo (1970), si concretò in un Rapporto “sull’introduzione di un sistema di Programmazione di Bilancio in Italia” (del direttore del Centro Prof. Franco Archibugi). La introduzione della programmazione di bilancio era considerata un ulteriore applicazione delle idee innovative del Progetto 80. Oggi costituisce, come programmazione strategica, una delle principali preoccupazioni del Centro, e delle sue attività formative (vedi Master di programmazione e valutazione strategica in campo pubblico). Vedasi inoltre la pubblicazione da parte del Centro – fra le opere del Prof. Archibugi – di alcuni volumi sulla materia: Introduzione alla pianificazione strategica in campo pubblico; e Compendio di pianificazione strategica in campo pubblico.
3. La costruzione – sempre più articolata e ricorrente – di un Quadro territoriale di riferimento per la politica regionale, territoriale ed ambientale Quadroter (vedi), di cui il Centro di studi e piani economici era stato l’ideatore, come simbolo e strumento di quella programmazione integrata (fra economia sociologia e urbanistica) che aveva presieduto alla sua stessa nascita. [Il Progetto Quadroter ha continuato ad essere il leit motiv di buona parte delle attività di ricerca del Centro, e ha subìto nel tempo rinnovate edizioni a scala nazionale ed internazionale. Le principali ricerche tuttora valide che sono derivate dal Quadroter sono: Decamb, Utras, Anatur, Surb-Italia, Actvill, e molte altre.
Incomprensione e opportunismo politico-amministrativo, sviluppatosi all’interno stesso del gruppo di esperti che avrebbero dovuto portare avanti principi e metodi della programmazione integrata, contribuirono (assai più che le vicende politiche, che sono – si sa – sempre lontane da costituire fattore vero di progresso sociale e culturale) a far fallire le aspettative del Progetto 80, che si è ridotto così ad essere una testimonianza storica, verbosa e inascoltata.
La crisi politica in Italia della programmazione integrata (e perfino delle sue istituzioni che si richiamarono ancora per lungo tempo solo sulla carta a tale programmazione) ebbe il suo contraccolpo sul Centro di studi e piani economici, che – in difficoltà logistiche di sopravvivenza – abbandonò l’impegno a costituire un fattore di promozione di cambiamento della società italiana, e si dedicò con più concentrazione e tenacia ad approfondire proprio gli aspetti tecnici e metodologici della programmazione integrata, consolidando la sua rete e il suo networking con un ambiente scientifico internazionale, proprio in tema di pianificazione socio-economica integrata.