Nel 1988 il Ministero dell’Ambiente (sotto l’impulso dell’allora Ministro Giorgio Ruffolo) promosse un Piano pluriennale per l’Ambiente secondo quanto si era già fatto in alcuni altri paesi, quali – in ordine di tempo – il Giappone, l’Olanda, la Francia, il Canada e la Gran Bretagna (Gli Stati Uniti era l’unico paese occidentale che – benché fu il primo con la legge istitutiva dell’EPA (Environment Protection Agency) a dotarsi di una politica ufficiale complessiva e di una istituzione ad hoc concernente la protezione ambientale - ancora non aveva elaborato un Piano ambientale di lungo periodo.
Del progetto di elaborazione del Piano italiano pluriennale per l’Ambiente, fu incaricato il Prof. Franco Archibugi, consulente speciale del Ministro e membro del Comitato scientifico del Ministero dell’Ambiente. Il Prof. Archibugi, presidente del Centro di studi e piani economici, coinvolse quindi anche il Centro nella elaborazione e nel coordinamento del Piano, cui collaborarono anche numerose altre istituzioni, quali l’ISPE (Istituto di studi per la programmazione economica), e Italia Ambiente, una società di ricerca della “Lega Ambiente” (si vede la lista dei collaboratori).
Come pluriennalità del Piano, si scelse allora la prospettiva di dieci anni, da cui la denominazione di Piano decennale per l’Ambiente (DECAMB). Il lavoro fu progettato del Prof. Franco Archibugi e del Centro di studi e piani economici con un documento di "impostazione sulle finalitą, I contenuti e la funzionalitą del DECAMB.".
Il Piano che all’inizio doveva costituire l’asse portante di un rinnovamento radicale della operatività del Ministero, e quindi informare di se ed integrarsi con l’intera attività amministrativa del Ministero, fu ritardato da inenarrabili lentezze burocratiche, posposto ad una serie di interventi ministeriali di tipo tradizionale, e di mera gestione di leggi innovative ma non seguite dal controllo strategico dei risultati, ostacolato (anziché assunto) come metodo dalle burocrazie ministeriali concentrate sulla gestione dei fondi.
Inoltre il Piano doveva essere accompagnato da due progetti di ricerca innovativi nel campo delle politiche ambientali, affidati al Consiglio Nazionale delle Ricerche:
1. la elaborazione di un “Quadro territoriale di riferimento per la politica ambientale” (Quadroter) di cui da tempo il Centro di studi e piani economici si era interessato (vedi ricerca QUADROTER) fin dagli abbozzi del Progetto 80 (vedi), ma che avrebbe dovuto essere oggetto di un grande coinvolgimento e coordinamento istituzionale, da parte di Governo centrale e Regioni;
2. la costruzione di “un sistema di contabilità ambientale” (Copamb), che il Centro aveva avviato sul piano scientifico (vedi ricerca COPAMB), ma che avrebbe dovuto assorbire costi ed energie che solo il Consiglio Nazionale delle Ricerche avrebbe potuto sostenere.
(Di entrambi i progetti di ricerca dunque, che erano consostanziali al Piano DECAMB, furono: il primo avviato con molti sforzi ed interrotto a metà; e il secondo neppure avviato, ma solo progettato).
Quanto alla elaborazione del Piano decennale per l’ambiente essa si ridusse perciò ad essere solo uno studio di approfondimento a se stante, completamente ignorato dal Ministero, presentato ufficialmente solo alla fine (1992) della gestione del Ministro Ruffolo, e rapidamente ignorato e archiviato dai Ministri successivi.
Il Decamb i cui risultati sono stati raccolti in un Rapporto ufficiale del Ministero, ancora allo stato di bozza (vedi soprattutto l'indice), conteneva tuttavia alcuni aspetti innovativi (rispetto agli analoghi precedenti esempi di piani pluriennale sopra ricordati,) che meritano di essere segnalati, in quanto espressione di una nuova metodologia di approccio alla pianificazione strategica. Tale metodologia ha successivamente trovato le sue migliori espressioni nell’esperienza applicativa, tuttora in corso, della legge federale americana GPRA (Government Performance Result Act), o “del risultato”, valida per tutto l’arco delle politiche pubbliche (e non solo quelle ambientali).
L’innovazione nel DECAMB ha consistito in due aspetti principali:
1. la strutturazione di programma
2. un sistema di indicatori di programma, collegati strettamente a detta struttura
Della strutturazione di programma si vedano gli Schemi grafici delle strutture di programma dei differenti Programmi, fondati su degli obiettivi strategici articolati in modo concatenato attraverso un rapporto obiettivi/strumenti a più livelli, secondo i principi della pianificazione strategica.
Del sistema di Indicatori di programma si veda la ricerca svolta in parallelo dal Centro di studi e piani economici articolata sulle strutture di programma del DECAMB (vedi ricerca INDIAMB).
Inoltre, si veda un documento di lavoro inedito del DECAMB: una Guida alla stesura dei Rapporti settoriali dei Programmi DECAMB, con una esemplificazione portata su un singolo Programma, quello dei Rifiuti solidi, urbani e industriali.
Del sistema di indicatori di programma si veda qui un documento nel quale il coordinatore del progetto di elaborazione forniva delle Linee guida e i criteri di base per la elaborazione nei diversi settori delle proposte sia di strutturazione che di misurazione (indicatori) dei risultati di programma.